Finisce così la carriera di Francesco Totti: con un Roma-Genoa di una sera di maggio. Omaggiato dai suoi tifosi, da quelli avversari e da tutto il mondo del calcio.
Qualche tempo fa Blog di Sport riportava una sua dichiarazione in cui diceva che forse non avrebbe smesso, ma alla fine Francesco ha scelto di essere il capitano della Roma fino in fondo. Ha finito la carriera come da anni sognava: a casa sua, tra la sua gente.
Quella stessa gente che per due decenni lo ha seguito dagli spalti di un Olimpico che spesso registrava il tutto esaurito solo per vedere le sue magie in campo.
Quello scudetto conquistato nel 2001 in un Roma-Parma che ormai è storia, quella Scarpa d’Oro strappata all’ultimo alla concorrenza Van Nisterlrooj che lo ha reso il secondo calciatore italiano a ricevere il premio destinato al miglior cannoniere d’Europa e quel Pallone d’Oro più volte sfiorato e quel Mondiale vinto nel 2006 resteranno ricordi indelebili.
Totti ha scelto di ritirarsi a 40 anni, dopo 25 passati nella sua Roma e dopo essere diventato una bandiera non solo della Roma e del calcio italiano, ma anche del bel calcio in generale, quello che milioni di appassionati in tutto il mondo oggi rimpiangono e invocano, quello che forse non esiste più.
Totti è l’esempio del calciatore che preferisce la maglia ai soldi e ai trofei. Le occasioni in carriera non gli sono mancate: Inter e Real Madrid su tutti. Ma lui non l’avrebbe mai fatto. Per lui non era una questione di soldi, ma di lealtà.
E se è stato un grande in campo, non si può dire che non lo sia stato anche fuori: tutti sanno del suo impegno umanitario come ambasciatore dell’UNICEF, associazione alla quale ha donato i proventi dei libri pubblicati su di lui e quelli ricevuti da Sky per la trasmissione in diretta del suo matrimonio.
Grazie di tutto Francesco, ci mancherai.